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 Papa Paolo VIAlle 21 e 41 del 6 agosto del 1978, proprio nel Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, concludeva la sua vita terrena papa Paolo VI. 
Come ricordano moltissimi castellani, sin dal mattino si erano susseguite voci, filtrate dal “palazzo”, più o meno allarmanti. La popolazione seguì con una certa trepidazione l’evolversi della situazione non soltanto perché si trattava del Pontefice, ma soprattutto perché Paolo VI aveva avuto una particolare attenzione, durante tutto il pontificato, verso la cittadina che ogni estate lo ospitava. Tutti possono vedere, anche a quattro decenni di distanza, i segni tangibili della Sua permanenza in Castel Gandolfo. Un benefattore che si è distinto tra i tanti pontefici che pure hanno amato e beneficato Castel Gandolfo.

Alla Sua iniziativa si deve la realizzazione del “Villaggio San Paolo”, la nuova zona residenziale realizzata negli ex Orti Torlonia, per la quale mise a disposizione i progettisti. Per non parlare della scuola elementare (a lui intitolata) donata dal Pontefice ed espressamente destinata ai bambini di Castel Gandolfo. E, ancora, fece edificare la chiesa della Madonna del Lago nella quale, nel settembre 1977, prima di ripartire per Roma, volle pronunciare un’omelia utilizzando i toni del commiato “definitivo” dall’amata cittadina che commosse tutti i presenti. Incoraggiò da vicino lo sviluppo del Movimento dei Focolari, che ha fatto dell’Aula delle Udienze, voluta proprio da Paolo VI, uno dei suoi centri maggiori.

Ma la sollecitudine di papa Montini verso Castel Gandolfo risale a ben prima della Sua elevazione al soglio pontificio. Già durante il Suo servizio nella Curia romana, in particolare come sostituto alla Segreteria di Stato di Pio XII, si era occupato di Castel Gandolfo, tra il gennaio e il giugno 1944, organizzando con uno sforzo immane, se si pensa alla estrema difficoltà di trasportare beni di conforto o di soccorso, l’accoglienza e il rifugio nelle Ville Pontificie di decine di migliaia di sfollati e rifugiati da Castel Gandolfo e dai paesi vicini e nel Palazzo Pontificio facendo allestire una “nursery” modello.  Da "monsignor Sostituto", come molti vecchi castellani ricordano, continuò a frequentare Castel Gandolfo fino a che non divenne Arcivescovo di Milano.

E così il ricordo di Lui continua ad essere vivissimo tra i nostri concittadini insieme all’affetto tributatogli in vita.